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Gli investitori privati che intendono acquistare titoli di Stato italiani in occasione delle consuete aste mensili disposte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, non avendo accesso diretto al collocamento, devono necessariamente servirsi dell’intermediazione della banca, la quale a sua voltà può chiedere ai propri clienti il pagamento di una commissione a fronte dell’acquisto per loro conto dei titoli di Stato richiesti.

Tali commissioni variano a seconda della tipologia di titoli di Stato che si acquista. In particolare, per quanto riguarda i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro), le norme sulla trasparenza bancaria hanno fissato un tetto alle commissioni che le banche possono richiedere ai propri clienti: non possono superare una percentuale del capitale sottoscritto pari allo 0,05% per i titoli con durata residua uguale o inferiore agli 80 giorni, allo 0,10% per i titoli con durata residua compresa tra gli 81 ed i 170 giorni, allo 0,20% per quelli con durata residua tra i 171 ed i 30 giorni e allo 0,30% per i titoli con durata residua pari o superiore a 331 giorni.

Nel caso in cui il prezzo totale di vendita, comprensivo dell’importo della ritenuta fiscale e della commissione risulti superiore a 100, l’importo massimo di tale commissione è ridotto in modo da garantire alla clientela un onere non superiore a 100 euro per ogni 100 euro di capitale sottoscritto. Tali commissioni si aggiungono al prezzo applicato dagli intermediari ai sottoscrittori, pari al prezzo medio ponderato d’asta.

I BOT, ricordiamo, possono essere acquistati per un ammontare minimo di 1.000 euro e sono soggetti al regime della dematerializzazione, pertanto sono rappresentati da scritture contabili a favore degli aventi diritto.

 

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