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Può capitare di essere particolarmente specializzati in una particolare professione ma senza avere in quel momento un giro d’affari significativo. In questo caso di solito si evita l’apertura della partita IVA, in quanto comporta costi di vario genere che possono abbassare sensibilmente il livello di profitto alla fine dell’anno. Tuttavia è possibile erogare i propri servizi o vendere prodotti anche senza avere la partita IVA. E’ il caso della prestazione occasionale, per la quale è sufficiente emettere una ricevuta fiscale. Si tratta di casi in cui viene a mancare il requisito della continuità del lavoro.

Insomma, chi fornisce il servizio (o vende un prodotto) lo fa in modo sporadico. Per dimostrare che il proprio lavoro è occasionale, e non continuativo, è fondamentale documentare che il proprio reddito annuo netto non superi i 5.000 euro. Inoltre, nell’anno solare il rapporto di lavoro non deve superare i 30 giorni con lo stesso committente, ovvero chi richiede il servizio o il prodotto.

Chi, invece, ha un volume d’affari che lo porta a superare i 5.000 euro netti annui di reddito dovrà necessariamente aprire una partita IVA, iscrivendosi all’Inps e pagando i contributi. L’opzione possibile diventa così l’emissione di una ricevuta per prestazione occasionale, senza IVA e senza contributi Inps. Sarà indicata soltanto la ritenuta d’acconto, che comunque non sarà versata da chi ha erogato il servizio bensì dal committente.

Colui che richiede la prestazione, a titolo occasionale, svolgerà così la funzione di sostituto d’imposta, ovvero pagherà al fisco le imposte per conto del proprio commissionario. Alla fine dell’anno il committente invierà una certificazione dei compensi corrisposti. Questo documento dovrà essere utilizzato per compilare la propria dichiarazione dei redditi, attraverso il Modello Unico o il 730.

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