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Il fido può essere considerato una sorta di prestito che la banca accorda ad un suo cliente, tuttavia la differenza tra fido e prestito sta nel fatto che nel caso del fido la somma di denaro non viene trasferita al cliente in un’unica soluzione ma semplicemente viene messa a sua disposizione, per cui in caso di necessità il cliente può utilizzarla tutta o solo in parte accedendovi tramite il proprio conto corrente. La somma prelevata verrà poi ripristina dal cliente attraverso successivi versamenti.

Riguardo al recesso da parte della banca, occorre distinguere due casi, ovvero quello in cui il contratto tra l’istituto e il suo cliente sia a tempo determinato e quello in cui, invece, tale contratto risulta essere a tempo indeterminato. Nel caso del contratto a tempo determinato, la banca può recedere prima della scadenza del termine solo per giusta causa e dando un preavviso non inferiore ai 15 giorni, entro i quali il cliente deve quindi provvedere alla restituzione delle somme utilizzate e degli interessi maturati.

Nel caso in cui il contratto sia a tempo indeterminato, invece, la banca può recedere in qualunque momento, anche senza che sussista una giusta causa, applicando semplicemente il preavviso indicato nel contratto stesso e che in moltissimi casi è di un solo giorno. Diverse pronunce della Corte di Cassazione hanno definito illegittima la revoca del fido da parte della banca quando siano rinvenibili i caratteri dell’arbitrarietà e della imprevedibilità, nonché l’assenza di buona fede.

Ma cosa fare quando ci si trova di fronte ad una revoca del fido bancario? Oltre a poter impugnare la revoca dinanzi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) oppure davanti al Giudice, il cliente, sempre che esistano i presupposti per farlo, può formulare insieme alla banca un cosiddetto piano di rientro, ovvero accordarsi con questa sulla restituzione delle somme dovute e dei relativi interessi attraverso pagamenti mensili, sulla base di quelle che sono le proprie disponibilità.

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