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Chi vuole investire in titoli di Stato, anche solo per risparmiare soldi e renderli al contempo fruttiferi, si trova a dover fare i conti con costi bancari e oneri fiscali di non poco rilievo.

A sottolineare le eccessive spese a carico dei risparmiatori italiani è stato CorrierEconomia attraverso la pubblicazione nei mesi scorsi dei risultati di un’indagine condotta dall’Università Bocconi di Milano. In particolare, sono stati presi in considerazione due diversi casi di investimento: 10.000 euro in BOT e 10.000 euro in BTP, con acquisto e vendita (o scadenza per i BOT) a fine anno.

In particolare, nel 2013 chi sceglie di investire in BOT annuali con un rendimento del 2% una somma pari a 10.000 euro va ad intascare alla fine dell’anno un guadagno lordo di 200 euro, di cui devono essere lasciati al fisco 25 euro in virtù dell’applicazione di un’aliquota del 12,5% e 34,2 euro per l’imposta di bollo. Agli oneri fiscali bisogna poi aggiungere i costi bancari, in particolare secondo la ricerca circa il 25% del guadagno viene assorbito dal deposito titoli (20 euro) e dalle commissioni di compravendita (30 euro, pari alla commissione fissa dello 0,30%). Al risparmiatore resta quindi meno della metà del guadagno complessivo.

La situazione peggiora ulteriormente per chi sceglie di investire in BTP la stessa somma di denaro, in quanto in tal caso a fronte di un guadagno totale, tra cedola e capital gain, di 300 euro, la ritenuta fiscale sarà di 37,5 euro, a cui si aggiungono i 34,2 euro del bollo, mentre alle banche va in media il 42% del guadagno. Al risparmiatore, quindi, resta e in tasca poco più del 30% del totale.

L’elaborazione è stata effettuata prendendo in considerazione l’ipotesi estrema, ossia andando ad applicare i costi bancari più elevati sulla base dei dati della trasparenza di sei banche nazionali e considerando le operazioni allo sportello. Tuttavia, almeno per i costi bancari, è possibile risparmiare cercando le offerte più vantaggiose, utilizzando l’home banking o servendosi dei broker online.

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