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Il Governo italiano ha presentato un progetto di riforma per gli istituti di credito popolari con l’obiettivo di trasformarle in società per azioni entro i prossimi 18 mesi. Gli istituti dovranno quindi cambiare gli statuti, cancellare il voto capitario e trasformarsi in spa. Le banche coinvolte sono 10.

La norma approvata dal consiglio dei ministri e contenuta nel decreto per gli investimenti chiamato “investment compact” prevede che le banche con attivi oltre gli 8 miliardi di euro debbano diventare società per azioni nei prossimi 18 mesi.

Gli istituti con queste caratteristiche che dovranno adeguarsi alla nuova norma sono: Banco Popolare, UBI Banca, Popolare dell’Emilia Romagna, Popolare di Milano, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio,Credito Valtellinese, Popolare Etruria e Lazio e Popolare di Bari. Di questi 10 istituti, 7 sono quotati a Piazza Affari.

Come dicevamo, queste banche dovranno cambiare i loro statuti, abrogare il voto capitario che fa sì che ogni azionista abbia solo un voto in assemblea a prescindere dalle azioni possedute: in pratica trasformarsi in società per azioni e ciò potrebbe favorire un’ondata di aggregazioni.

Ovviamente, a Piazza Affari sono proprio i titoli bancari a tenere banco e in particolare le popolari, che registrano tutti ottimi aumenti, tanto che la Popolare Etruria e Lazio è già stata sospesa per eccesso di rialzo.

Nella seduta di ieri sono andati molto bene la Popolare dell’Emilia Romagna, che ha chiuso a +7,12% a 5,94 euro, il Banco Popolare a +5,67% a 10,99 euro e Ubi Banca a +3,1% a 6,31 euro. Gli analisti prevedono fusioni: le più gettonate sono quelle tra la Popolare dell’Emilia Romagna e la Popolare di Milano e tra il Banco Popolare e Ubi Banca.

Gli esperti di Banca Akros hanno spiegato che la nuova norma potrebbe generare un’ondata di aggregazioni tra le banche popolari, in modo da aumentare le loro dimensioni, migliorare la redditività e difendersi da potenziali acquisizioni all’estero.

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