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Sicuramente avrete sentito parlare del riscatto della laurea; bene, si tratta di un’operazione grazie alla quale è possibile fa conteggiare gli anni degli studi per andare in pensione. Per farlo è necessario pagare una somma variabile al proprio Ente di Previdenza, pertanto bisogna considerare bene se conviene oppure no.

Cosa significa riscattare la laurea? In pratica, se vi siete laureati potete riscattare gli anni degli studi, per farli diventare anni di lavoro ai fini pensionistici, pagando al proprio Ente di Previdenza, come Inps o Inpdap, una determinata somma. Questi contribuiti sono validi sia per raggiungere il diritto alla pensione sia per incrementare il valore della pensione. Dal punto di vista fiscale, i contributi versati per il riscatto sono deducibili.

Sono riscattabili tutti gli anni del corso legale di laurea, perciò sono esclusi tutti gli anni fuori corso; chi non ha concluso gli studi non può effettuare il riscatto. Sono equiparati alla laurea i seguenti titoli: la laurea conseguita all’estero purché riconosciuta legalmente anche in Italia, la laurea conseguita presso facoltà riconosciute dalla Santa Sede, i diplomi di specializzazione e i dottorati di ricerca post-laurea di durata non inferiore ai due anni.

Quanto si paga per riscattare la laurea? L’importo del contributo, o onere di riscatto, è calcolato dall’Ente previdenziale in base a una serie di variabili quali l’età di colui che la presente, la retribuzione alla data della domanda, e anche gli anni da riscattare. Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione o a rate.

Come si fa il riscatto della laurea? Per richiedere il riscatto degli anni di laurea bisogna fare domanda scritta all’Ente previdenziale al quale si versano i contributi utilizzando gli appositi moduli. Per pagare bisogna aspettare che l’Ente comunichi ufficialmente l’accoglimento della richiesta e l’importo dovuto.

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