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L’operazione che punta alla creazione del terzo polo bancario continua a conquistare le prime pagine delle sezioni finanziarie dei quotidiani nazionali. Ma siete sicuri di aver compreso (bene) quello che sta accadendo tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano? Cerchiamo di compiere un breve riassunto, e tracciare le tappe evolutive di un’operazione di sicuro interesse.

BPM: Cosa sta accadendo

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Banca Popolare di Milano (BPM) e Banco Popolare hanno siglato un protocollo di intesa che punta alla fusione tra le due realtà, e alla nascita di quello che sarà il terzo polo bancario italiano, con 171 miliardi di euro di asset, 113 miliardi di euro di finanziamenti ai consumatori, 4 milioni di clienti, 56 miliardi di asset gestiti, ROE medio del 5,5%, 2.467 filiali in Italia, 25 mila impiegati. Numeri di sicuro rilievo, che permetteranno all’istituto di credito di poter disporre di una quota di mercato di oltre l’8% per quanto concerne il numero di agenzie e filiali radicate nel territorio: una quota di mercato che sarà naturalmente maggiore nel Centro Nord del Paese, dove sono presenti più dei tre quarti di tutte le filiali (ne conseguono quote di mercato regionali superiori al 15% in Lombardia, e superiori al 14% in Liguria e al 12% in Piemonte).

Come funzionerà l’operazione

L’operazione è strutturata attraverso un aumento di capitale del Banco Popolare per 1 miliardo di euro, a precedere la fusione delle due compagnie. L’aumento di capitale potrebbe parzialmente escludere i diritti di opzione, e dovrà essere effettuato e completato entro il 31 ottobre 2016. Dopo l’aumento di capitale sociale, verrà creata una newco tra Banco Popolare (i cui azionisti deterranno il 54%) e la BPM (46%). Le percentuali saranno comunque modificate in virtù dei pagamenti dei dividendi 2015.

Quali sono le tempistiche?

Le tempistiche sono abbastanza stringenti. Entro il 30 aprile le due banche dovranno presenterà un business plan, ed entro maggio il piano di incremento di capitale sociale di Banco Popolare dovrà essere approvato. Entro il 31 ottobre dell’anno in corso, l’aumento di capitale dovrà essere completato, e le due società in causa dovranno approvare la fusione. Dal 1 novembre 2016 la fusione dovrebbe diventare operativa, con l’avvio del nuovo gruppo.

Ma filerà tutto liscio?

Non è detto che possa filare tutto liscio, anche se gli intenti sembrano essere positivi. L’operazione di fusione è infatti condizionata all’approvazione da parte delle autorità competenti, al completamento dell’incremento di capitale sociale entro il 31 ottobre 2016, e all’approvazione della transazione da parte delle due società, entro ottobre.

Come sarà il nuovo gruppo?

Il nuovo gruppo avrà una duplice sede nelle città “madri” delle due attuali banche, Milano e Verona. Il consiglio di amministrazione sarà composto da 19 membri (che diverranno però 15 dopo i primi tre anni), di cui 9 membri scelti dal Banco Popolare, 7 dalla Banca Popolare di Milano, 2 indipendenti, e il CEO. Nuovo amministratore delegato del nuovo gruppo sarà Castagna, attuale CEO di Banca Popolare di Milano, mentre Faroni (attuale managing director di Banco Popolare) sarà il nuovo managing director della realtà nascente. Saviotti (attuale CEO di Banco Popolare) diverrà capo del comitato esecutivo.

A cosa serve la fusione?

La fusione sarà notevolmente utile per poter  presentare pubblicamente un operatore più grande e solido, in grado di sfruttare le ampie sinergie potenzialmente conseguibili. Le società hanno fatto sapere che si attendono il conseguimento di 365 milioni di euro di sinergie, di cui 290 milioni sui costi e 75 milioni sui ricavi. Un terzo delle sinergie sui costi (circa 100 milioni di euro) proverrà dalla riduzione di costi di staff, con implementazione di procedure di uscita volontaria. A farne le spese potrebbero essere oltre 1.000 – 1.200 unità, per il 5% di tutto il personale dipendente delle due banche.

Quali sono le opinioni sull’operazione?

La notizia della fusione dei due gruppi sembra essere stata salutata positivamente dai principali stakeholders. Il ministro del Tesoro Gian Carlo Padoan, ancora prima della pubblicazione del comunicato ufficiale, ha commentato su Twitter che “le riforme funzionano, le popolari cambiano: più grandi, più forti, più trasparenti”.  Anche le istituzioni europee sembrano essere ben propense, nonostante qualche rigidità iniziale. Il numero uno del supervisory board della Bce, Daniele Nouy, ha dichiarato che “le condizioni che abbiamo posto sono state capite dalle banche, dunque ora si dovrebbe procedere abbastanza velocemente”.

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