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Secondo gli accordi di Basilea il patrimonio di una banca può essere distinto in tre parti: patrimonio di base o di qualità primaria, detto Tier 1, composto dal capitale versato, riserve e utili non distribuiti; patrimonio supplementare, detto Tier 2 capital; prestiti di terzo livello, che vanno a rappresentare una porzione del capitale bancario detta Tier 3 Capital.

Tuttavia, gli accordi di Basilea sono noti soprattutto per i limiti alla patrimonializzazione imposti alle banche. Al riguardo risulta quindi fondamentale il Core Tier 1 ratio, considerato l’indicatore della solidità patrimoniale delle banche espresso in percentuale. Tale valore si calcola rapportando il patrimonio di base dell’istituto di credito (Tier 1) al totale delle attività ponderate per il rischio, ossia considerate sulla base del rischio implicito dei singoli impieghi calcolato dalla stessa banca.

In altre parole, dunque, il Core Tier 1 ratio indica con quali risorse primarie la banca può garantire i prestiti che effettua alla clientela e far fronte ai rischi che possono derivare da sofferenze e crediti deteriorati.

Negli “stress test” effettuati dall’EBA (European Banking Authority) nel luglio del 2011 il Core Tier 1 non doveva essere inferiore al 5%. Tuttavia, successivamente l’Unione europea ha chiesto e ottenuto l’innalzamento di tale soglia al 9%, pena la ricapitalizzazione del patrimonio di base.

A fronte di ciò, dunque, i coefficienti patrimoniali indicati da ciascun istituto bancario in occasione della pubblicazione di risultati trimestrali, semestrali e annuali sono considerati di fondamentale importanza dagli azionisti, dagli investitori e dagli analisti. Non a caso essi sono in grado di influenzare notevolmente l’andamento dei titoli bancari in Borsa.

 

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