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Avete pianificato i vostri investimenti, analizzato il portafoglio di trading e compiuto accurate osservazioni in relazione alla vostra propensione al rischio, alla diversificazione degli asset e ai vostri obiettivi di guadagno. Tutto bene, dunque? Forse si, ma potrebbe non bastare. Perchè, in fin dei conti, le sgradite sorprese sono sempre dietro l’angolo, e in questo 2016 sono tanti gli eventi che potrebbero turbare i vostri sogni.

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Per poter solleticare le preoccupazioni dei trader di tutto il mondo, MarketWatch ha ben pensato di evidenziare cinque grandi rischi che potrebbero rovinare la serenità dei mercati nel corso del 2016. Vediamoli uno per uno.

Apple

Nel corso degli anni Apple ha rappresentato un punto di riferimento per tutti gli amanti degli investimenti tecnologici. La società è stata protagonista di un lungo rally che ha condotto gli azionisti della “mela” a ottenere importanti successi. Ma siamo sicuri che il destino sia così certo e positivo come indicato da alcuni analisti? In realtà, secondo MarketWatch, molto dipenderà dal ritmo con cui la società che fu di Steve Jobs riuscirà a promuovere i suoi nuovi prodotti. Un ritardo potrebbe essere “fatale” per rovinare la fiducia che gli utenti e i mercati ripongono in una delle aziende più innovative di sempre.

Con una simile premessa, è facile riporre i propri pensieri nei confronti della presentazione del nuovo modello iPhone, la settima generazione, del quale si discute da sempre. Apple dovrebbe presentare il modello in autunno (mentre in primavera potrebbe esserci la presentazione di qualche altro prodotto meno atteso), ma se dovesse fallire l’appuntamento consueto, a causa di ritardi nella produzione cinese, o difetti del design, gli effetti non dovrebbero tardare a comparire. Un evento di questo tipo potrebbe infatti minare tutto il settore tecnologico, con ciò che ne consegue sul fronte degli investimenti azionari.

Petrolio

Altro asset da tenere sotto strettissimo monitoraggio è il petrolio. Il rischio segnalato da MarketWatch è che, stando ai bassissimi prezzi del petrolio, un fondo sovrano possa decidere di liquidiare i suoi asset. L’Arabia Saudita, per compensare il malus determinato dal crollo dei prezzi del greggio, ha tagliato la spesa pubblica. Ma il suo esempio potrebbe non essere seguito ancora a lungo, visto e considerato che per uno Stato è molto più facile cercare di ottenere della nuova liquidità attraverso il proprio fondo sovrano, piuttosto che tagliare – in maniera impopolare – stipendi e spese collettive.

Ora, considerando che i fondi sovrani hanno un complessivo valore di 3.400 miliardi di dollari, se la situazione dei Paesi maggiormente colpiti dal crollo del prezzo del petrolio dovesse ulteriormente peggiore, i fondi sovrani potrebbero realmente otpare per una vendita, con conseguenti effetti sulle Borse di mezzo mondo.

Bce

Fed e Bce hanno concluso il 2015 con una netta divergenza nelle proprie politiche monetarie. Se infatti la Federal Reserve ha avviato una strategia di rialzo dei tassi di interesse di riferimento, la Banca Centrale Europea ha confermato la volontà di iniettare nuova liquidità sui mercati. Tuttavia, quel che MarketWatch teme è un altro evento: le dimissioni del numero 1 dell’Eurotower, Mario Draghi.

Per MarketWatch le eventuali dimissioni di Draghi sarebbero un evento molto negativo, poichè spesso la credibilità dell’istituzione monetaria si è retta sulle sole forze dell’immagine di Draghi, banchiere centrale molto rispettato in ambito internazionale. Sebbene il suo mandato scada nel 2019, il nome di Draghi è stato più volte indicato (sottovoce) come possibile nuovo Primo Ministro in caso di crisi del governo Renzi, o ancora come nuovo vertice del Fondo Monetario Internazionale, considerato che Christine Lagarde passerà la mano l’estate prossima. Candidato numero 1 per sostituire Draghi alla Bce è Jens Weidmann, attuale numero 1 della Banca centrale tedesca. Uno scenario che gli osservatori non sembrano trovare di gradimento…

Bolla hi-tech

Il settore tecnologico ha rappresentato la croce e la delizia dei tanti investitori che nel corso degli anni hanno riposto la fiducia nei confronti di questo comparto. Il rischio, per MarketWatch, non è di uno sgonfiamento della bolla dell’intero settore, quanto il pericolo che una delle start-up a rapidissima crescita (da Uber a Airbnb) possa deludere gli investitori, sgonfiando la propria super valutazione.

Siria

Per quanto possa sembrare cinico, la pace in Siria – auspicabile – potrebbe determinare conseguenze molto negative per i mercati finanziari internazionali. Secondo MarketWatch, infatti, la pace in Siria potrebbe condurre il prezzo del petrolio fino a 10 dollari, portando dunque sull’orlo della crisi molti Paesi produttori, e riducendo i profitti dei gruppi petroliferi.

Ad ogni modo, sebbene sia molto difficile (purtroppo) che la pace in Siria venga raggiunta nel breve termine, se il presidente Bashar al Assad dovesse essere costretto a lasciare la Siria, la situazione geopolitica del Paese potrebbe svoltare. Per gli analisti MarketWatch in una simile situazione il sedicente Stato Islamico potrebbe essere sconfitto dall’azione (più libera di oggi) di Russia, Europa, Stati Uniti e forze locali.

Probabilmente, sottolineano gli osservatori, sconfitto in Siria l’Is potrebbe essere indebolito anche in Libia. E la produzione di petrolio potrebbe schizzare alle stelle, trascinando al ribasso i prezzi.

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