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Il Ministero dell’Economia e delle Finanze emette periodicamente due diverse tipologie di titoli di Stato indicizzati all’inflazione: i BTP€i, ovvero Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea che riconoscono cedole variabili basate sull’andamento dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo Eurostat e la rivalutazione del capitale a scadenza, e i BTP Italia, che riconoscono invece cedole semestrali indicizzate all’inflazione italiana sulla base dell’andamento dell’indice Foi (con esclusione del tabacco) e la rivalutazione del capitale investito.

Secondo gli esperti sia i BTP€i che i BTP Italia sono dei validi strumenti per proteggere il proprio capitale dall’effetto erosivo dell’inflazione. Se ad esempio si ipotizza un aumento dei prezzi del 2,56% in Europa e del 3% in Italia, i rendimenti vanno dal 3,69% del BTP€i in scadenza il prossimo anno fino ad arrivare al 5,33% del BTP Italia in scadenza nel 2016.

Ma non è tutto. Oltre a proteggere i soldi dall’aumento del costo della vita, questi stessi strumenti consentono anche di far crescere il capitale. Secondo gli esperti, tuttavia, per poter ottenere tale risultato occorre essere disposti a reinvestire il flusso cedolare. Nel caso dei BTP€i, infatti, applicando questa strategia il capitale aumenterà a scadenza in misura rilevante, mentre risultati ancora più interessanti possono essere ottenuti reinvestendo le cedole semestrali dei BTP Italia. In entrambi i casi, tuttavia, nel calcolo del potenziale guadagno occorre tener conto dell’imposta del 12,50% a cui sono assoggettati tutti gli incrementi di valore del capitale.

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