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La giornata di ieri 10 Marzo 2016 ha fatto registrare una altissima volatilità in bene o male tutti i mercati finanziari, incluse le Borse europee. Infatti sono state rivelate, da parte di Mario Draghi durante una conferenza stampa, le manovre economiche messe in campo dalla Banca Centrale Europea per combattere il rischio deflazione, andando a favorire cos un ritorno dell’inflazione ad obiettivo target 2.0%. All’annuncio delle manovre economiche, come era prevedibile, il cambio euro-dollaro è calato a picco subendo una forte svalutazione (raggiungendo il minimo giornaliero di 1.0820). Allo stesso tempo, le principali borse europee si trovavano nel bel mezzo di un rally rialzista. Eppure, a fine giornata la situazione si era praticamente invertita. Il cambio euro-dollaro ha subito un forte rally rialzsita, durante il quale ha guadagnato ben 400 pips, arrivando poi a essere stabilmente scambiato intorno ai valori di 1.11. Le borse europee invece si apprestavano a chiudere la giornata non con un bel segno più, ma con una chiusura negativa.

Nella giornata di oggi venerdì 11 Marzo 2016, le borse europee sembrano aver recuperato punti e hanno iniziato una fase di rialzo. Infatti, i principali indici europei sembrano aver recuperato terreno. Per esempio, l’Ftse Mib è in rialzo del +2.76%, trainato principalmente dai titoli bancari, con il titolo di Unicredit che guida il rialzo a +5.03%. Probabilmente i mercati finanziari avevano bisogno di tempo per digerire la manovra finanziaria messa in atto dalla Banca Centrale Europea e annunciata ieri da Mario Draghi durante la conferenza stampa. Perché la situazione di ieri a fine giornata era praticamente opposta a quella che si sta verificando oggigiorno nelle borse europee.

Eppure nella giornata di ieri tutto sembrava andare storto: uno scenario del genere come quello di ieri, che può apparire inverosimile a prima vista, ha sicuramente delle spiegazioni plausibili. Andiamo quindi a vedere quali sono stati i motivi che hanno fatto chiudere le borse europee in negativo, anziché fargli concludere la sessione con un bel rally rialzista.

I motivi del ribasso nelle borse europee dopo le manovre della BCE

Inizialmente tutto stava andando nel verso giusto, come probabilmente programmato anche dallo stesso Mario Draghi. Il cambio euro-dollaro stava subendo una svalutazione, nel mentre le borse europee guadagnavano punti. I titoli principali che trainavano il rialzo erano propri quelli relativi al settore bancario. Il motivo è semplice: tra le manovre della Banca Centrale Europea vi è il taglio dei tassi di rifinanziamento allo 0%, il minimo storico, così come l’aumento del piano Quantitative Easing a 80 miliarid di euro al mese. Non finiscono qui le buone notizie per le banche. Infatti, Mario Draghi ha annunciato anche l’inizio di 4 nuove aste per i TLTRO a partire da Giugno 2016 e con scadenza a 4 anni. Tutte manvore per spronare le banche a concedere prestiti ai propri clienti, con lo scopo di rimettere in moto l’economia dell’Eurozona e andare a combattere il rischio deflazione.

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Gli operatori di mercato avevano quindi recepito il forte messaggio della Banca Centrale Europea, e per tal motivo le borse europee stavano iniziando una fase rialzista. Ma qualcosa è andato storto durante la conferenza di Mario Draghi. Qualcosa, molto probabilmente, è sfuggito al Presidente della BCE. Una notizia che non è stata ben accolta dai mercati finanziari, che anzi, hanno reagito in maneira diametralmente opposta a quanto stavano facendo finora. Il Presidente della BCE, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha chiarito che la Banca Centrale Europea ha deciso di tenere bassi i tassi di interesse a lungo, forse anche oltre la fine del piano Quantitative Easing. Non solo, ma la BCE non si aspetta di dover compiere ulteriori tagli ai tassi di interesse. Una notizia che gli investitori, leggendo tra le righe, hanno compreso in tal modo: la Banca Centrale Europea ha tentato il tutto per tutto con questa mossa, largamente oltre le aspettative anche dei più ottimisti analisti di mercato. Perciò significa che la BCE non ha altri assi nella manica per combattere il rischio deflazione, e questo potrebbe essere l’ultimo tentativo, perché le risorse sono ormai agli sgoccioli.

Un altro fattore che può aver sicuramente influito, è stata la revisione (in ribasso) delle stime relative alla crescita del PIL e dell’inflazione dell’Eurozona. Le stime fatte dalla BCE sono state corrette in ribasso, poiché non in linea con la realtà dell’economia europea. Come infatti potete vedere:

  • Stima PIL 2016 tagliata da 1.7% a 1.6%
  • Stima PIL 2017 tagliata da 1.9% a 1.7%
  • Stima PIL 2018 fissata a 1.8%
  • Stima inflazione 2016 tagliata da 1.0% a 0.1%
  • Stima inflazione 2017 tagliata da 1.6% a 1.3%
  • Stima inflazione 2018 fissata a 1.6%

Per giustificare dei tagli del genere, gli investitori hanno sicuramente pensato che qualcosa deve essere andato storto nei piani della Banca Centrale Europea, poiché le aspettative di crescite non sono state minimamente raggiunte. Un altro interrogativo che si è andato aggiungere a quelli già presenti, un po’ come se la BCE non fosse in grado di combattere questa rischiosa deflazione. Anche perché, come lo stesso Draghi ha ripetutto durante la conferenza stampa, molto del lavoro deve essere fatto dai governi stessi dell’Europa. Se non ci sarà collaborazione in pratica, gli sforzi saranno vani. Collaborazione che al giorno d’oggi sembra pura utopia. Ma che serve per sbloccare e mettere in circolazione la liquidità che la BCE sta concendendo alle banche delle nazioni europee.

 

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