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Per le aziende italiane esposte in Egitto la situazione potrebbe diventare molto complicata. Dopo che ieri il presidente Mohammed Morsi è stato destituito, con conseguente sospensione della costituzione e passaggio dei poteri al presidente della Corte costituzionale, il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, non ha potuto assicurare che verranno mantenuti i rapporti tra l’Egitto e le aziende italiane che hanno una presenza nel Paese, pur ammentendo la probabilità che tali rapporti rimarranno intatti.

Tuttavia, nonostante l’ottimismo di Zanonato, il rischio c’è e non si può non tenerne conto. Al riguardo, in particolare, gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno stilato una lista delle imprese italiane che ad oggi risultano maggiormente esposte in Egitto.

Ai primi posti figura Eni (su cui gli analisti hanno rating “hold” e target price a 17,5 euro),  su cui l’Egitto incide per il 14% della produzione di idrocarburi, con campi di produzione offshore, e Italcementi (su cui gli analisti hanno rating “reduce” e target price a 3,5 euro), la cui attività in Egitto incide per il 13,6% del fatturato totale e per il 22,6% del margine operativo lordo.

Seguono Intesa Sanpaolo (rating “hold” e target price a 1,6 euro), la quale in Egitto detiene l’80% di Bank of Alexandria che contribuisce per l’1,7% ai ricavi consolidati e per il 4% all’utile netto, e Cementir (rating “hold” e target price a 1,7 euro), la cui attività in Egitto incide per il 5,5% del fatturato e per il 13% del margine operativo lordo.

Esposta in Egitto anche Pirelli (rating “hold), tuttavia non ci sono informazioni precise sui dati riguardanti le vendite nel Paese, essendo noto solo che l’area Medio Oriente-Africa incide per il 9% del fatturato del gruppo. Per Amplifon (rating”reduce” e target price a 3,7 euro) l’Egitto contribuisce solo per lo 0,3% alle vendite del gruppo.

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