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Un anno da ricordare il 2016 per la Ferrari in ambito finanziario, e si spera anche in ambito automobilistico. Ma per quanto riguarda il mondo della finanza, non solo Ferrari si  quotata in borsa, ma ha da poco anche annunciato la collocazione di un Bond da ben 500 milioni di euro. La scuderia di Maranello aveva già preannunciato tale decisione durante l’Ipo dello scorso anno, e Marchionne ha già dato il via all’incontro con differenti investitori, sia privati che istituzionali, per raccogliere sempre più ordini. Finora infatti, i bond Ferrari hanno raccolto ordini per la cifra complessiva di 2,7 miliardi di euro con un rendimento di 140 punti base rispetto al tasso midswap di riferimento. La cedola annua dei dividendi è stata fissata per ora all’importo di 1,5% e considerando il prezzo di emissione poco sotto la pari, il rendimento espresso è interono all’1,65% contro lo 0,85% di un Btp settenale. Niente male insomma, per l’azienda di Maranello.

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Il collocamento lampo è avvenuto negli scorsi giorni, in condizioni di mercato definite dallo stesso Marchionne “decenti”, così come ha definito “giusti” gli interessi pagati. Dopotutto la mossa della Ferrari non è priva di fondamento: la domanda di bond sui mercati finanziari europei è in netta crescita, e solo la scorsa settimana sono state vendute obbligazioni per un totale di quasi 16 miliardi di euro. Proprio a Novembre dello scorso anno, il 2015, Ferrari aveva ottenuto un finanziamento bancario da ben 2,5 miliardi di euro per poter pagare il maxi dividendo prima delle quotazioni in borsa. Anche se l’obiettivo di Marchionne, come lui stesso non ha mai nascosto, è proprio quello di arrivare al 2019 senza debiti in bilancio.

Ma se la Ferrari ottiene consensi da parte degli investitori, per le loro recenti mosse in campo finanziario, non sono dello stesso parere alcuni analisti finanziari, come Standard Ethics. Infatti, Standard Ethics aveva attribuito al titolo Ferrari un rating pari a “E”, affermando che nonostante l’eccellente qualità dei prodotti venduti dall’azienda e la forza del brand, ormai storico, vi sono dei problemi a livello di governance. In poche parole, Standard Ethics puntava il dito contro il fatto che l’azienda di Maranello appare strutturalmente sinergica all’azionista di maggioranza, sia per funzioni apicali e sia a livello organizzativo, ma anche in ambito del diritto al voto nelle assemblee degli azionisti. Sinergie di gruppo che possono portare a scenari sia positivi, ma anche negativi. Nonostante l’analisi fornita, a quanto sembra gli investitori sembrano puntare più sulla solidità e fama del marchio a livello mondiale in questo caso.

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