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La situazione di crisi economica che colpisce gran parte delle famiglie italiane spinge sempre più spesso ad optare per l’acquisto di cibi a basso costo, ovvero cibi nella maggior parte dei casi provenienti dall’estero e che hanno un prezzo di acquisto in alcuni casi molto più basso rispetto a quello applicato a prodotti analoghi. Il tentativo di risparmiare, tuttavia, può avere delle gravi conseguenze sulla salute, in quanto secondo un’indagine svolta da Coldiretti molti di questi prodotti considerati “low cost” sono in realtà qualitativamente molto scadenti e quindi possono paradossalmente costare molto caro alla salute di chi li utilizza. Ma quali sono questi prodotti da cui sarebbe bene stare alla larga?

Nella maggior parte dei casi di tratta di prodotti che provengono da Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea e dove quindi non sono in vigore molte delle “nostre” regole sanitarie e ambientali. In molti dei prodotti esaminati provenienti da tali Paesi, ad esempio, sono stati rinvenuti residui chimici superiori rispetto ai limiti imposti ai Paesi dell’Unione Europea. Tra i Paesi i cui prodotti sono considerati più a rischio figurano Cina, India e Turchia, ma anche alcuni Paesi africani, come ad esempio Marocco e Kenya, soprattutto per quanto riguarda l’ortofrutta.

Oltre che i prodotti finiti provenienti da tali Paesi, sono considerati rischiosi anche alcuni prodotti realizzati in Italia ma che utilizzano materie prime o componenti di prodotti provenienti dall’estero. Ad esempio, da Lituania, Ungheria, Polonia e Germania arrivano cagliate che poi diventano mozzarelle Made in Italy, venduta dietro marchi italiani e senza che nessuno ne sia a conoscenza in quanto non sussiste l’obbligo di indicazione sull’etichetta. Stessa cosa vale anche per il pane che molto spesso viene venduto come fresco o appena sfornato all’interno di supermercati o centri commerciali ma che in realtà arriva dall’Est Europa semicotto o surgelato e che può essere conservato fino a 24 mesi grazie all’aggiunta di additivi e conservati nocivi alla salute. Inoltre, oltre la metà del grano utilizzato in Italia arriva da Paesi in cui si registrano spesso problemi di aflatossine. Allarme analogo riguarda anche il prosciutto, la cui carne arriva da Paesi come Olanda, Danimarca e Spagna senza che ciò venga indicato in etichetta; il miele, molto spesso importato dalla Cina e miscelato a quello italiano; l’olio extravergine di oliva, miscelato con olio importato dalla Tunisia; pomodori in scatola e passata di pomodoro, per la cui produzione spesso si utilizzano pomodori provenienti dalla Cina e che hanno un residuo di pesticidi molto elevato.

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