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Le spese di acquisto relative alla prima casa sono condensate per lo più nel momento in cui si effettua l’atto di compravendita, chiamato anche rogito notarile, in quanto la transazione tra compratore e venditore si stipula davanti al notaio ed è redatto in forma pubblica. La compravendita è quel contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà della casa dietro corrispettivo in denaro (ovvero il prezzo pattuito tra i due attori protagonisti della compravendita). La presenza del notaio è fondamentale per garantire l’identità delle parti, la legalità dell’atto e la veridicità delle dichiarazioni.

Il rogito notarile è l’atto che conclude la compravendita dell’immobile. A quel punto bisognerà pagare il notaio. Il cliente può esigere un preventivo di massima per conoscere ex ante quanto costerà il rogito, in modo tale da non arrivare impreparato al momento del pagamento delle spese notarili che si preannunciano molto salate. Il costo resta alto e varia a seconda della tipologia di venditore: privato oppure ditta costruttrice.

Esempio: consideriamo una transazione tra privati per un immobile con prezzo pari a 200mila euro e rendita catastale di 550 euro (da rivalutare per 115,5). L’imposta di registro del 3% sarà pari a poco più di 1.900 euro. Bisognerà poi aggiungere due imposte: ipotecaria con valore fisso e catastale con valore fisso, entrambe di 168 euro.

Poi si sottraggono le due imposte proporzionali della registrazione del preliminare. Alla fine il costo si aggira intorno ai 1.540 euro. Infine, per completare il quadro delle spese, bisognerà aggiungere le imposte dovute agli enti pubblici quali l’archivio notarile, l’Agenzie delle Entrate e l’Agenzia del Territorio. Inoltre, andrà aggiunta l’IVA del 21% sul compenso del notaio.

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